La MSC Teresa sta entrando nel porto di Voltri. Un gigante di acciaio che solca gli oceani da oriente a occidente con migliaia e migliaia di contenitori a bordo. Ad aspettarla, ci sono gli uomini del Gruppo Antichi Ormeggiatori di Genova. L’aggettivo “antichi” non è lì per un vezzo, ma per ricordare un’origine lontana, che risale addirittura al 1473. Prima della scoperta dell’America, nella città di Genova esisteva già un gruppo deputato all’ormeggio delle navi (“legni”). E Genova al tempo era già uno dei principali centri marinari del Mediterraneo o, se si preferisce, del mondo allora conosciuto.
Gli ormeggiatori sono riuniti in banchina per scambiarsi le ultime disposizioni. Si dividono in due squadre, una prua e una a poppa, ciascuna formata da una barca e due uomini in banchina. Sembra uno scontro impari. Da un lato la MSC Teresa -lunga quasi come quattro campi di calcio e alta come un palazzo di tredici piani-, dall’altro gli ormeggiatori sulle loro barchette. Sembrano dei puntini in mezzo al mare. Eppure, osservarli è uno spettacolo rassicurante. Ci ricorda che anche in questa epoca di macchine intelligenti, il lavoro dell’uomo rimane fondamentale.
L’ormeggio di navi di queste dimensioni è una faccenda delicata. A bordo i piloti consigliano il comandante su come eseguire la manovra migliore coordinando i rimorchiatori che con le loro potenze riescono ad assicurare che la nave si avvicini alla banchina in modo perfettamente parallelo. E gli ormeggiatori sono pronti a iniziare il proprio lavoro.
A bordo della loro barchetta si muovono scaltri tra la nave e la banchina in spazi angusti. Si avvicinano al mascone di prora o al lasciante di poppa. Comunicano con ampi gesti con l’equipaggio che li guarda dall’alto. Un cavo viene giù. Lo guardano scendere, lo afferrano e lo portano ai colleghi in banchina, che hanno il compito di fissarlo alla bitta. L’operazione è ripetuta fino al momento in cui la nave è ormeggiata in totale sicurezza. Bello o brutto tempo, gli ormeggiatori fanno il loro lavoro. Ogni giorno, 365 giorni l’anno. Il loro è un compito indispensabile che non prevede pause.
Gli ormeggiatori sono una cooperativa di 64 uomini, riuniti in gruppo, oggi guidato dal capogruppo Alessandro Serra, e iscritti al “registro degli ormeggiatori” tenuto dalla Capitaneria di porto, dalla quale sono regolati, considerate le rilevanti connotazioni pubblicistiche del servizio erogato, a tutela della sicurezza della navigazione portuale. Tutti partecipano alla gestione e alle scelte importanti della società.
Hanno l’orgoglio di una storia secolare, ma questo non gli impedisce di credere nell’innovazione. Anzi, sanno bene che una storia deve essere continuamente aggiornata per rimanere vitale. E la loro storia va avanti con nuove tecnologie come lo “shore tension mooring system” (di cui abbiamo parlato in un articolo precedente) e con la volontà di essere sempre al passo con un settore che produce navi sempre più grandi e richiede tempi sempre più rapidi.
D’altronde, Genova è una città marinara senza eguali e richiede uomini all’altezza della sua storia. Ora come un tempo, al suo porto giungono le navi più grandi che solcano il Mediterraneo. Ora come un tempo, il Gruppo Antichi Ormeggiatori provvede a ormeggiarle in totale sicurezza.