Per la nostra serie di interviste con gli operatori del settore, incontriamo Giampaolo Botta di Spediporto; l’Associazione Spedizionieri, Corrieri e Trasportatori di Genova.
Come giudica la vostra collaborazione con VTE?
Il terminal VTE con grande lungimiranza ha creato una forte complicità operativa, un’integrazione fra il mondo dello shipping terrestre e quello marittimo. Non si propone come realtà imprenditoriale dominante, ma come parte di un sistema con l’obiettivo di costruire relazioni a consolidarle. Un approccio di stampo più internazionale che sta dando frutti eccellenti. Da molti anni collaboriamo con Voltri in maniera stretta e proficua.
Qual è il ruolo di Spediporto nel comparto marittimo?
La nostra associazione riunisce oltre 300 aziende che operano nel settore delle spedizioni internazionali. Siamo imprenditori che fanno della consulenza legata al mondo del trasporto il proprio business.
Noi rappresentiamo importatori ed esportatori che affidano allo spedizioniere le proprie merci. Gli spedizionieri sono specialisti nel trovare soluzioni logistiche specifiche alle singole categorie di merce. Dalle merci più semplici, passando per l’alimentare, fino ad arrivare a beni molto sofisticati.
Noi ci definiamo l’anello di congiunzione al quale tutti i vari attori della logistica si trovano agganciati perché rappresentiamo gli interessi della merce. La merce deve trovare canali d’invio che siano celeri, certi, tendenzialmente economici, in grado di rispettare i tempi di consegna, l’integrità del prodotto e la qualità del servizio. Il nostro compito è garantire tutto questo.
Qual è la situazione economica del settore?
Abbiamo passato un periodo difficile a causa della crisi finanziaria. Oggi guardiamo con un po’ più di ottimismo al futuro. I processi di selezione naturale stanno avvenendo, ma non in modo traumatico. Dei nostri 330 associati di dieci anni fa oggi ne rimangono 300. Una riduzione del 10%, con un passaggio tutto sommato soft. Le professionalità sono rimaste nel settore. Molte aziende sono state assorbite da altre. C’è stato un passaggio di consegne che non ha tolto nulla a livello occupazionale, ma che ha mantenuto competenze, struttura e forza commerciale all’interno del comparto.
Come vivete le concentrazioni oggi in atto nel mercato marittimo?
Le viviamo con una certa preoccupazione; perché nel momento in cui si riducono gli interlocutori, il mercato è chiamato a confrontarsi con sbilanciamenti, minori opzioni e situazioni di forza commerciale che sono rivoluzionati. Si rischia di diventare sempre più piccoli a fronte del gigantismo di altri. Ci sono dei ragionamenti e sfide interne alla categoria. Bisognerà guardare all’interno del settore con iniziative volte a creare masse critiche importanti. Il nostro ruolo è anche questo.
Qual è l’identikit dell’azienda media associata a Spediporto?
Le nostre aziende hanno in media circa 15-20 dipendenti. Si tratta di imprenditori che hanno costruito l’azienda con la costanza del lavoro e il sacrificio. Sono strutture snelle con una filiera di comando molto diretta. Figure manageriali intermedie sono presenti solamente in realtà più strutturate con 50-100 dipendenti.
Quali sono i suoi pensieri riguardo allo sviluppo delle infrastrutture portuali?
Gli investimenti di VTE sono sempre stati legati al raggiungimento di obiettivi precisi. C’è stato uno sviluppo ordinato e oggi siamo una realtà portuale con grandi potenzialità nel Mediterraneo. Per chi deve andare a vendere Genova significa avere una carta vincente molto attrattiva.
Condivido la battaglia di VTE per il potenziamento delle infrastrutture terrestri come la ferrovia. Per fare un esempio, Trieste muove il 60% del traffico su rotaia ed è riuscita a conquistare il mercato dell’Est Europa, grazie agli innegabili vantaggi rispetto ad Amburgo o Rotterdam. Con il giusto investimento, noi potremmo replicare per quel che riguarda l’Europa occidentale. E’ un obiettivo da provare a centrare insieme. La comunità portuale deve sostenere la volontà di VTE a investire.
Che obiettivi vi siete dati per il 2017?
Ci siamo dati come primo obiettivo quello di arrivare a essere padroni del nostro futuro tecnologico. Vogliamo entrare sempre di più nella gestione informatica del porto di Genova. Questo perché l’information technology è oggi strategico nel settore marittimo.
Il secondo obiettivo è preparare le nostre 300 aziende alle sfide del futuro. Non tutte sono attrezzate a sostenere le dinamiche di un mercato competitivo e aggressivo. Lo spedizioniere si deve aggiornare al 2.0. Ci piacerebbe farlo insieme ai terminalisti e a tutti i soggetti che fanno parte del sistema. Il nostro compito è creare il giusto ambiente per sviluppare queste prospettive.