Per la nostra serie di interviste siamo stati nello storico Palazzo San Giorgio, dove abbiamo incontrato il Dott. Silvio Ferrando dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale.
Dott. Ferrando, come vede l’evoluzione del mercato navale nel Mediterraneo?
In generale, si riscontra una forte concentrazione di traffici sui porti di destinazione finale e una grossa sofferenza dei porti medi e di quelli di trans shipment.
L’Adriatico sta perdendo servizi diretti, mentre l’arco occidentale del Mediterraneo sta diventando sempre di più un punto fermo. Questo perché con la stessa nave è possibile servire i mercati di Nord Italia, Svizzera, Francia e Spagna grazie a una serie di porti dislocati in posizioni strategiche, tra cui anche Genova.
Un altro trend che emerge è la crescita delle unità. In soli cinque anni, il porto di Genova è passato dal 20% all’80% di unità sopra i 10K TEU. E’ chiaro che si tratta ormai di un fenomeno strutturale, che ci deve spingere a cercare traffico in nuovi mercati come la Svizzera, Baden-Württemberg e la Baviera.
La chiave per Genova è fare marketing di sistema. Come Autorità Portuale non promuoviamo il singolo terminale, ma l’area che va da Genova a Savona.
Com’è cambiata la percezione del Porto di Genova nel corso degli anni?
Genova è riconosciuta come un porto che rispetta la merce. Sembra una banalità ma non lo è. E’ particolarmente apprezzato nelle situazioni in cui è la merce e non l’armatore a fare il mercato. Quindi mercati dove si registra una presenza forte degli intermediari.
Genova è oggi un porto veloce ed è compatibile con le richieste di velocità e precisione. Valori confermati anche dal recente accordo con il Porto di Guangzhou, che ci ha scelto come partner di riferimento nell’area del Mediterraneo. Stiamo parlando di movimentazioni per circa sedici milioni di TEU. Genova è diventata una destinazione in quella che si definisce la New Maritime Silk Road, un nastro trasportatore import-emport da e per l’Europa di portata straordinaria.
Quali sono i punti di vantaggio del Porto di Genova?
E’ importante dire che il porto di Genova è già attrezzato per ricevere tutti i servizi. Non stiamo parlando di investimenti a cinque o dieci anni. Noi sul mercato ci siamo adesso. Genova è già in grado di movimentare navi da 16K e 18K TEU. Il fatto che nel 2017 ci saranno altre quattro gru operative a VTE ci permette, inoltre, di vendere un alto livello di performance su quella categoria di nave. Avremo dei profili operativi del tutto simili a quelli del Nord Europa.
Siamo molto appetibili verso il Far East grazie alla nostra capacità di servire come import i mercati del centro Europa, Inoltre, rispetto ad Amburgo, abbiamo un vantaggio di navigazione di circa dodici giorni su rotte importanti come quella di Guangzhou.
Questo è un fato cruciale anche a livello di emissioni. Dal 2020 saremo inclusi nelle zone SECA (SOx Emission Control Area) e il vantaggio di navigazione si può quantificare in circa un 30% di abbattimento delle emissioni. Sono fattori chiave che dobbiamo comunicare chiaramente ai nostri interlocutori.
Ci parli del ruolo dell’Autorità.
La promozione e il marketing sono componenti obbligatori di un’autorità portuale. In un mondo ad alta concorrenza e presenza di carico diffusa questa competenza è mantenuta da un ente pubblico per tutelare gli interessi generali del porto. Il mio ufficio s’interfaccia con i mercati locali e internazionali. Promuoviamo Genova come sistema nel mondo.
Quali sono i vostri obiettivi per il 2017?
Continueremo a lavorare sul Far East e sul Middle East, anche sul non containerizzato Per quanto riguarda le Americhe continuerà la fase discendente del Sud America. C’è interesse verso i Caraibi e stiamo cominciando a guardare al Canada per l’export, un buon ricettore di merce italiana.
Per quanto riguarda l’export, dobbiamo essere bravi a riempire le navi sempre più grandi che scalano i nostri terminal. E’ fondamentale lavorare di concerto con il tessuto industriale del Nord Italia e intercettare le richieste delle piccole e medie imprese.
Non è facile. Da un lato abbiamo le concentrazioni del settore marittimo e dall’altro si moltiplicano i poli produttivi. Il nostro ruolo sarà di analizzare le tendenze a livello bottom up e proporre soluzioni logistiche di alto livello.